L’Aquila. Uno studio realizzato dal Centro Studi ImpresaLavoro in merito alle StartUp avviate nel corso del 2022, conferma che la regione Abruzzo si posiziona al decimo posto della classifica regionale con il 23,36% di StartUp ogni 10.000 abitanti.
I due anni di pandemia appena terminati sembrano non aver scoraggiato i nuovi imprenditori startupper.
Essi, infatti, sono aumentati proprio durante il 2022, spinti dalle idee nuove e dalle nuove esigenze di un mercato radicalmente cambiato dall’esperienza del Covid. Non da ultimo, attratti dalla forma snella e agevolante della “Start up innovativa” così come prevista dal d.l. 179/2012.
Una ricerca del Centro studi ImpresaLavoro dell’imprenditore Massimo Blasoni su elaborazione di dati Unioncamere, Ministero dello Sviluppo Economico e InfoCamere rappresenta, al 1 luglio 2022, una crescita delle Start up innovative in Italia dello 1,8% rispetto solo al trimestre precedente portando il numero complessivo delle stesse a 14.621.
I settori nei quali le Start up innovative operano prevalentemente sono per il 76% Servizi alle imprese (nello
specifico sviluppo di software e consulenza informatica), per il 15,74% nell’attività Manifatturiera, Energetica e Mineraria e, a seguire, altri comparti come Agricoltura, Commercio e settori non classificati. Start Up nelle regioni italiane.
I dati consentono di analizzare la situazione delle varie regioni italiane andando a verificare il numero di start up avviate nel corso del 2022. Rapportando la quantità di start up alla popolazione, emerge che ad essere al primo posto sul podio è la Lombardia (con il 39,26% ogni 10000 abitanti). Un dato ragionevole se si pensa che Milano rimane ad oggi il più importante centro economico del nostro Paese. Alla Lombardia fanno seguito il Lazio (31,04% ogni 10000 abitanti), il Trentino-Alto Adige (29,81% ogni 10000 abitanti) e il Molise (28,41% ogni 10000 abitanti).
Agli ultimi posti, invece: Calabria (14,71% ogni 10000 abitanti), Sardegna (14,55% ogni 10000 abitanti) e la Sicilia (14,26% ogni 10000 abitanti).
L’equa distribuzione dello sviluppo di start up innovative tra Nord e Sud Italia è anche rappresentato dal numero di imprenditori innovativi nelle province italiane. Oltre Milano, ovviamente, tra i primi 10 posti si classificano ben 4 province del Sud: Roma, Napoli, Bari e Salerno.
Ma come lavorano le nostre start up?
Le start up italiane raggruppano un valore della produzione totale di 1,3Mld di Euro all’anno nonostante il reddito operativo medio sia negativo e solo il 47,22% delle stesse chiuda il bilancio in utile. Questo è un aspetto fisiologico della fase di start up di ogni impresa, fase che ingloba rischi di gestione, che sono accentuati da prodotti/servizi a tal punto innovativi che il mercato non è ancora in grado di assorbirli e spesso anticipano troppo i reali bisogni dei possibili consumatori.
Un dato significativo per il mercato del lavoro, invece, riguarda il volume occupazionale che le start up innovative creano nei primi anni di vita dalla costituzione. Dal rapporto in esame emerge che sono 21.477 i dipendenti totali delle start up italiane, con un valore medio di 3,75 dipendenti a start up.
«È incoraggiante sapere che in Italia nel solo 2022 sono state avviate oltre 14mila start up» – dichiara Massimo Blasoni, Presidente del Centro studi ImpresaLavoro – «Per lo Stato italiano sostenere la diffusione della cultura dell’impresa e favorire la nascita di nuove realtà deve essere una priorità, da tradursi con un sostegno concreto ai giovani imprenditori che per spirito d’indipendenza e desiderio di realizzazione fanno impresa».
Start Up nel resto l’Europa
I numeri italiani, sebbene possano sembrare incoraggianti e indicativi di un contesto imprenditoriale giovane e in fermento, sono ben poco significativi se paragonati ad altri paesi d’Europa.
Colpisce, tuttavia, nella ricerca, che tra le prime 10 regioni con il maggior numero di startup vi siano ben 5 regioni del Sud. A questo dato incoraggiante andrebbe però dato un concreto sostegno dalle istituzioni, soprattutto considerando che il prosperare delle giovani imprese di oggi rappresenta l’aumento dei posti di lavoro di domani.