Rigopiano. “Abbiamo parlato con i nostri assistiti, che sono felici perché qualcosa si sta muovendo ma sono scontenti di non aver visto i nomi di altri soggetti nei confronti dei quali identificano delle responsabilità per quanto accaduto”. Lo ha detto all’ANSA l’avvocato Roberta Verginelli, che con i legali Romolo Reboa, Maurizio Sangermano e Gabriele Germano, assiste Giampaolo Matrone, superstite del disastro dell’Hotel Rigopiano, e i familiari di Valentina Cicioni, Marco Tanda e Jessica Tinari, tre delle 29 vittime della tragedia avvenuta il 18 gennaio scorso a Farindola, quando una valanga ha travolto la struttura alberghiera. “Per le famiglie delle vittime si inizia ad intravedere una luce di giustizia e sono lieti che quanto meno la magistratura stia facendo il proprio dovere prosegue Verginelli ma colpisce il totale silenzio delle istituzioni, visto che nessuno si sta preoccupando delle conseguenze di quanto accaduto sulla vita dei superstiti e dei familiari delle vittime. Basti pensare al caso clamoroso del piccolo Edoardo” rimarca l’avvocato ”che ha perso i suoi genitori e che non ha visto nessuno degli enti più vicini porsi il problema di come potrà crescere il bambino e di come potrà andare avanti”
Dello stesso giudizio il fratello di Marco Tanda “Il sindaco Ilario Lacchetta e il direttore del resort di Rigopiano Bruno Di Tommaso sono pesci piccoli. Vogliamo prendercela con loro? Ok, va bene, ma non sono quelli che hanno causato il disastro. Non può essere Lacchetta il capro espiatorio. Nella lista mancano i nomi più pesanti come il presidente della Regione Luciano D’Alfonso e il prefetto Francesco Provolo. Mancano quelli che riteniamo i principali responsabili. Hanno abbandonato il territorio e l’hotel”. Lo dice al Messaggero Gianluca Tanda, fratello di una delle vittime e portavoce del comitato vittime. “L’albergo andava evacuato”, sottolinea. “Ora mi aspetto che, chi ha causato tutto questo, liberi la poltrona. Non lo dico alla luce degli avvisi di garanzia, ma per l’incompetenza dimostrata”. Parla di incompetenza anche Simona Di Carlo, familiare di altre due vittime, intervistata da Repubblica. “Maggiore è l’incompetenza a ricoprire il tuo ruolo, maggiori i rischi che puoi procurare alle persone. Ed è ciò che è accaduto”, dice. “La procura ha individuato molto bene la strada, sì. E ora spero allarghi la lista”. Sentito dalla Stampa invece Giampiero Parete, il primo a lanciare l’allarme dopo la slavina. “Chi ha sbagliato deve pagare, comunque non sarò io ad emettere la sentenza al posto dei giudici”, dice.
“Dove sono i nomi del Prefetto di Pescara e del governatore dell’Abruzzo?”. È quanto si chiede Alessio Feniello, padre di Stefano appresa la notizia dell’iscrizione di sei persone nel registro degli indagati, tra cui il presidente della Provincia e il sindaco di Farindola (Pescara). Il padre di Stefano si definisce “imbufalito”, ma comunque in parte “soddisfatto” perché la sua “tesi nei confronti del sindaco, uno dei responsabili di quella tragedia, era corretta”. Il nome di Stefano Feniello, 28enne originario di Valva (Salerno) che era in vacanza a Rigopiano per festeggiare il compleanno con la fidanzata, Francesca Bronzi, scampata alla tragedia, due giorni dopo la valanga era stato inserito dalla Prefettura in un elenco di nomi di cinque superstiti che sarebbero arrivati a breve in ospedale. Ma si era trattato solo di un errore: Stefano, infatti, in ospedale non è mai arrivato.