Farindola. La Squadra Mobile di Pescara ha ascoltato come testimone stamattina la funzionaria della Prefettura Ida De Cesaris. Ieri gli agenti avevano ascoltato Daniela Acquaviva, la dirigente che materialmente aveva risposto alla prima telefonata di Quintino Marcella. “Non sono io il capro espiatorio che cercate non sono io ad aver preso quella telefonata, basta ascoltare la registrazione per averne conferma. A quel tavolo eravamo in tanti, noi della prefettura, i radioamatori, i rappresentanti delle forze dell’ordine e del soccorso pubblico”.
Così il viceprefetto Ida De Cesaris, ricostruisce in un’intervista al Messaggero la mancata reazione dopo l’allarme di Quintino Marcella sull’hotel Rigopiano. “Per tutta la giornata sono entrata e uscita dalla stanza del prefetto, dove vertici e riunioni operative si susseguivano a getto continuo – afferma -. A un certo punto ho chiesto di deviarmi sul cellulare di servizio soltanto le telefonate dei sindaci. Non ho valutato personalmente altre richieste di soccorso perché l’esperienza mi dice che in situazioni di tale gravità, specialmente nelle comunità più piccole il primo terminale delle popolazioni sono i sindaci”. “Nessuna superficialità nella gestione di un’emergenza estremamente complessa”, rivendica. Le procedure seguite sono state corrette? “C’è un’inchiesta in corso. Di certo – risponde – non tocca ai giornali distribuire patenti di colpevolezza”.
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