L’Aquila. “Dal Financial Times arriva un attacco surreale ai piatti simbolo della cucina italiana, proprio in occasione dell’annuncio della sua candidatura a patrimonio immateriale dell’umanità all’Unesco”.
È quanto afferma la Coldiretti nel commentare un articolo del Financial Times che boccia i piatti tipici della cucina italiana.
Il quotidiano economico finanziario britannico ha pubblicato un’intervista della giornalista Marianna Giusti a Alberto Grandi, storico dell’alimentazione e docente all’università di Parma, che già in passato si era impegnato a sfatare alcuni “miti” della tradizione culinaria italica.
Nell’articolo si parla di carbonara, tiramisù, panettone e parmigiano.
Made in Italy, D’Eramo: “Da FT tentativo di delegittimare nostra cucina ma risultati parlano da sé”
“Si cerca di screditare il nostro paese e si mette in discussione l’italianianità di ricette e prodotti simbolo, dalla carbonara alla pizza, dal panettone al Parmigiano Reggiano. Dal Financial Times un paradossale articolo che parla di ‘gastronazionalismo’ e prende le mosse da un’intervista ad Alberto Grandi, autore di una pubblicazione di cinque anni fa dal titolo Denominazione di origine inventata. Un articolo pubblicato mentre veniva proposta dal governo la candidatura della cucina italiana a patrimonio immateriale dell’umanità dell’Unesco”.
Così il sottosegretario al ministero dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e foreste, Luigi D’Eramo.
“Ma a contare sono i risultati, con buona pace dei detrattori o di chi vorrebbe farci adottare un’etichetta a colori sbagliata e fuorviante come il Nutriscore o di chi sogna che sulle nostre tavole ci siano sempre più prodotti a base di insetti. La cucina italiana è stata più volte riconosciuta come la migliore al mondo – ricorda il sottosegretario -, i nostri chef sono un orgoglio del paese, l’export agroalimentare nel 2022 ha superato la cifra record di oltre 60 miliardi di euro e le nostre ricette e prodotti sono così apprezzati all’estero da essere imitati e copiati e l’Italian sounding ha un giro d’affari stimato in circa 120 miliardi di euro. Chi ci accusa di ‘gastronazionalismo’ forse è soltanto invidioso dei nostri successi”, conclude D’Eramo.