Bussi. Il ministero della Giustizia ha avviato nuovi accertamenti, su una presunta corruzione, che riguardano i magistrati Anna Rita Mantini e Giuseppe Bellelli, pm nel processo per la discarica Montedison di Bussi (Pescara). Lo conferma lo stesso ministero a seguito di articoli apparsi sul Fatto Quotidiano. Camillo Romandini, presidente del collegio della Corte d’Assise di Chieti che ha assolto tutti gli imputati, è invece sotto azione disciplinare per presunto condizionamento della giuria popolare: l’azione segue un’istruttoria aperta 5-6 mesi fa dal ministero della Giustizia e condivisa con una parallela azione del Pg della Cassazione. I nuovi accertamenti avviati dal Ministero puntano a fare chiarezza su presunti episodi di corruzione collegati alla sentenza e, in quest’ambito, informazioni utili a ricostruire la vicenda potrebbero arrivare dagli stessi pm. Per il sospetto di pressioni sulla giuria popolare, il giudice Romandini fu anche al centro di un’inchiesta da parte della Procura di Campobasso che si è chiusa con un’archiviazione. Ma il Ministero ha chiesto di acquisire gli atti del procedimento nell’ambito delle nuove verifiche avviate.
“In merito alle notizie appena rilanciate sul caso del processo di Bussi, pubblicate da vari organi di stampa nei giorni scorsi ed in queste ore, che si aggiungono alle informazioni sullo stato comatoso delle bonifiche, interviene il Forum dell’Acqua con una breve dichiarazione, rimandando altri approfondimenti ad una conferenza stampa che si terrà nei prossimi giorni (probabilmente venerdì mattina a Pescara; il luogo e l’ora saranno comunicati nei prossimi giorni)”. Dichiara Augusto De Sanctis, del Forum Abruzzese dei Movimenti dell’Acqua “Siamo letteralmente allibiti. Da subito avevamo commentato con estrema durezza la sentenza di primo grado non appena letta nella sua interezza. Ora si supera ogni immaginazione e siamo indignati per il desolante quadro che sta emergendo in questi giorni, un vero e prioprio scempio delle istituzioni a cui sarà sempre più difficile porre rimedio. A nostro avviso un risultato si sta già ottenendo: la perdita della fiducia nelle istituzioni da parte di quelle 700.000 persone, neonati e malati compresi, che secondo l’Istituto Superiore di Sanità per decenni hanno bevuto acqua contaminata con cancerogeni. Sembra che tutto ciò sia quasi scomparso e faccia solo da sfondo di una vicenda che sta assumendo sempre più i caratteri dello scempio. In realtà è il cuore dello scandalo. Restano ormai poche occasioni alle istituzioni per dimostrare di poter dare una risposta alla nostra comunità che vuole giustizia”.