Pescara. “Vogliamo saper cosa vuole fare la Regione in merito alla maxi discarica della Val Pescara”. Questa la richiesta partita ieri da Mauro Febbo, presidente della commissione Vigilanza della Regione Abruzzo, all’indomani della riunione della commissione stessa a cui non si e’ presentato l’assessore regionale Mazzocca, nonostante avesse annunciato preventivamente la sua partecipazione. L’assenza di Mazzocca sarebbe stata comunicata solo la mattina e giustificata con un impegno da seguire a Pescara con il direttore Barca. “Un atteggiamento, quello di Mazzocca, da censurare, anche per la giustificazione tardiva”, ha commentato Febbo aggiungendo che la riunione e’ stata riconvocata per il 5 novembre, invitando di nuovo Mazzocca e chiamando in audizione anche il commissario Goio. Dando notizia dei fatti, Febbo ha puntato l’indice contro la Regione anche per altre assenze sullo stesso tema, cioe’ la maxi discarica, e in particolare per cio’ che riguarda la valutazione del progetto presentato da Goio il 14 agosto ed elaborato con la Solvay. “In occasione dell’incontro preliminare alla Conferenza dei servizi del 15 settembre scorso, l’Abruzzo ha abbandonato il tavolo, ha spiegato il presidente della commissione di Vigilanza. Poi, alla riunione della Conferenza dei servizi del 7 ottobre, la Regione era assente sia con la parte tecnica che con quella politica, e queste assenze ci preoccupano. Noi chiediamo che ci sia attenzione sulla discarica e su questo territorio, che soffre una penalizzazione che non merita di essere trascinata” e coinvolge una popolazione di 600 mila unita’. Febbo, si scaglia contro l’assessore regionale all’Ambiente, Mario Mazzocca, che per due volte non ha partecipato alla riunione della commissione: “Temo che non accetti il confronto perché non vuole chiarire quale sia la posizione della Regione Abruzzo. Sorge, allora, il dubbio che si voglia favorire un nuovo coinvolgimento della Toto”. “Siamo di fronte al più grande scandalo ambientale in Europa – ha evidenziato Febbo – il Governo Berlusconi nel 2010 aveva stanziato 50 milioni di euro: caso unico in Italia. E io mi chiedo, perchè non si possono ancora spendere? Da agosto esiste un progetto condiviso e visionabile, ma la parte politica della Regione Abruzzo non partecipa agli incontri tecnici e non prende una posizione. Non vogliamo che si perdano possibilità importanti di bonifica del sito, che avrebbero ricadute positive in termini occupazionali per il territorio. Per questo – ha concluso Febbo – sollecitiamo gli organismi di governo affinchè ci diano delle risposte concrete soprattutto per quanto riguarda i tempi di realizzazione degli interventi”. Non tarda ad arrivare la risposta del Pd, per bocca del deputato Antonio Castricone: “Al Pd non interessa nulla di Toto, che per anni non ha portato nessuna soluzione. Al Pd interessa che venga spesi quei 50 mln di euro per bonificare l’area di Bussi con attività industriali che siano compatibili”. “Se il sindaco Lagatta – ha proseguito – ha delle proposte, ben vengano. Non ci sono dietrologie nelle nostre iniziative, crediamo che il Pd possa, anzi debba, portare la vicenda della mega discarica della Montedison all’attenzione della politica nazionale”. Ma per Castricone un momento importante sarà il pronunciamento del Consiglio di Stato sulla sentenza del Tar che obbliga la Montedison all’immediata bonifica dell’area “perché sia chiaro che in Italia oggi non ci sono le risorse per bonificare tutti i siti inquinati – prosegue – ed è quindi giusto che paghi chi ha inquinato, principio credo sano e legittimo. Ma sarà anche importante attendere l’esito del processo penale a Chieti, per le richieste di danni che sono state portate in dibattimento”. A spiegare i contenuti del progetto in ballo sulla maxi discarica in questo momento e’ stato il sindaco di Bussi Salvatore Lagatta. “Quello di Bussi – ha chiarito – e’ l’unico Sin che ha disposizione 50 milioni destinati alla bonifica per la reindustrializzazione e ad oggi possiamo affermare di aver perso quattro anni”. “Grazie soprattutto all’intervento del senatore Giovanni Legnini che ha voluto stringere i tempi – ha quindi osservato il sindaco – siamo arrivati alla presentazione di un progetto realizzato dal commissario straordinario Goio e dai tecnici della Solvay, peraltro ampiamente condiviso, che prevede l’intervento da realizzare sia nel sito industriale sia in quelli limitrofi e l’allontanamento dei rifiuti pericolosi. Per le aree interne sono previsti: bonifica, inertizzazione, pulizia dei sottoservizi inquinati e impermeabilizzazione. Solo successivamente a queste operazioni, e solo allora, si procedera’ alla realizzazione di una soletta (e non prima come erroneamente si era detto nei giorni scorsi) e cio’ permettera’ la reindustrializzazione dell’area con la nascita di un nuovo opificio. Questo progetto e’ al vaglio del ministero della Ambiente, del Comune, del commissario Goio e della Solvay. Ora bisogna passare alla fase decisoria, con l’ approvazione di un piano di caratterizzazione, e di questo si dovevano occupare le due riunioni del 15 e del 5. Ora avverra’ nel corso di nuova Conferenza di servizi presso il ministero, per cui siamo vicini ad una soluzione, ma sembra che si voglia perdere tempo – ha commentato sempre Lagatta – e si rischia che venga meno l’interesse degli imprenditori. C’e’ da capire la posizione della Regione, che deve dire se condivide il progetto Goio e in caso contrario se ha soluzioni alternative”. Ha detto la sua anche il consigliere Lorenzo Sospiri. “A noi interessa – ha sottolineato – che i fondi del 2009, stanziati per Bussi dal governo Berlusconi, si possano spendere per la bonifica ambientale e la rimozione dei rifiuti pericolosi. Li’ c’e’ ancora un polo industriale che puo’ continuare a funzionare. Ci sembra che ci sia un atteggiamento un po’ dilatorio da parte della Regione”.
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