Pescara. La Corte d’Appello dell’Aquila, presieduta dal giudice Rita Sannite, ha riconosciuto la nullità dei contratti stipulati da Attiva, l’azienda municipalizzata che si occupa della pulizia e della raccolta dei rifiuti a Pescara, per l’impiego di Camillo D’Addario, che ha lavorato con la qualifica di operaio dal 2 ottobre del 2010 fino al 15 settembre del 2014, tramite contratti di somministrazione di lavoro a tempo determinato di durata mensile, sempre prorogati o rinnovati per quasi quattro anni di seguito. La Corte d’Appello, però, non ha riconosciuto la conversione del contratto a tempo determinato in contratto a tempo indeterminato, stabilita dal tribunale di Pescara nell’ottobre scorso, ma si è limitata ad elevare la quota del risarcimento da 2 mensilità e mezzo a 5 mensilità. Era stata la municipalizzata pescarese a ricorrere in appello contro la decisione del giudice del lavoro. Un passaggio particolarmente importante, in quanto la sentenza apre un precedente per le circa 70 cause di lavoro intentate dagli ex dipendenti di Attiva nei confronti dell’azienda municipalizzata. Gli ex precari di Attiva, rimasti senza occupazione, da circa quattro mesi sono in presidio permanente davanti al municipio per chiedere una soluzione. I procedimenti sono stati intentati dai dipendenti che a partire dal biennio 20072008 sono stati assunti da Attiva tramite agenzie interinali, con contratti di somministrazione a tempo determinato, rinnovati per periodi di 3 o 6 mesi fino allo scorso anno. I legali dei ricorrenti, Carlo Alfani e Fabio Di Paolo, hanno chiesto la nullità dei contratti, per frode alla legge e per nullità della causale apposta sui contratti.
“Faremo ricorso in Cassazione, in quanto c’è già una sentenza della Corte di Cassazione che dispone la conversione dei contratti delle società in house, dal tempo determinato al tempo indeterminato”. Così Carlo Alfani, uno dei legali dell’ex dipendente di Attiva Camillo D’Addario e degli altri 70 precari che hanno fatto vertenza, commenta la decisione della Corte d’Appello dell’Aquila. Era stato il tribunale di Pescara, in primo grado, a stabilire che i contratti di somministrazione dovessero essere convertiti da contratti a tempo determinato in contratto a tempo indeterminato di tipo subordinato. “La Corte d’Appello ha rimarcato Alfani anziché applicare la sentenza della Cassazione, ha scelto di interpretarla”. La sentenza della Corte d’Appello è particolarmente importante, in quanto apre un precedente per le circa 70 cause di lavoro intentate dagli ex dipendenti di Attiva nei confronti dell’azienda municipalizzata. I procedimenti sono stati intentati dai dipendenti che a partire dal biennio 20072008 sono stati assunti da Attiva tramite agenzie interinali, con contratti di somministrazione a tempo determinato, rinnovati per periodi di 3 o 6 mesi fino allo scorso anno. I legali dei ricorrenti, Carlo Alfani e Fabio Di Paolo, hanno chiesto la nullità dei contratti, per frode alla legge e per nullità della causale apposta sui contratti.