Bussi. Gli ambientalisti lo dicevano da tempo e ora c’è una conferma ufficiale: le sostanze tossiche rilasciate per anni dal sito di Bussi sul Tirino (Pescara), dove nel 2007 è stata scoperta la cosiddetta megadiscarica dei veleni, sono entrate nella catena alimentare. Ci sono “mercurio nei pesci oltre i limiti di legge ed esposizione ad altre sostanze non identificate ad azione genotossica”, dice il Forum Acqua, che illustra i contenuti di uno studio sull’ecosistema del fiume AternoPescara realizzato dall’Istituto Zooprofilattico di Teramo, secondo cui “la presenza di sostanze tossiche nei pesci rappresenta un problema per l’umano consumo, quindi sarebbe necessario vietare la pesca” a valle della megadiscarica. I dati relativi a pesci e macroinvertebrati campionati nel 2015 in quattro punti, due a valle e due a monte del sito sono contenuti in un’ampia ricerca intitolata ‘Studio di un ecosistema fluviale ad elevato rischio ambientale mediante un approccio olistico basato sull’utilizzo di bioindicatori di diversi livelli nello spettro biologico’ dell’Izs abruzzese, pubblicata da pochi giorni sul sito dell’ente e illustrata oggi dal Forum nazionale dei movimenti per l’acqua. Dall’indagine emerge che sei pesci sui diciotto che sono stati campionati a valle della discarica hanno superato i limiti di legge per il mercurio; nel caso dei barbi si arriva a cinque su sei. Nessuno dei pesci catturati a monte ha superato questa soglia. Per quanto riguarda il conteggio dei micronuclei che evidenziano la presenza di eventuali fattori di stress negli animali, l’Izs ha rilevato valori significativamente superiori negli esemplari a valle rispetto a quelli analizzati a monte. Tenuti in acqua di sorgente per 30 giorni, però, il numero di micronuclei è diminuito fortemente e significativamente: “Questi dati scrive l’Izs fanno ritenere che a valle della discarica siano presenti sostanze con effetto genotossico cronico”. Nelle conclusioni della ricerca si legge infatti che “l’esposizione a sostanze tossiche è cronica, poiché la presenza dei micronuclei non si manifesta più dopo la depurazione, quindi potrebbe derivare da falda inquinata o da scarichi non trattati ancora attivi con continuità”. “La Val Pescara è una bomba ecologica ormai scoppiata. Una situazione pazzesca e insostenibile, facciamo l’ennesimo appello perché partano le bonifiche”, commenta Augusto De Sanctis, del Forum abruzzese dei movimenti per l’acqua.
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