Pescara. Agitate con cura: è questo il motto dell’Abruzzo Pride 2024. La parata del Pride (letteralmente parata dell’orgoglio), nota anche come Pride, marcia dell’orgoglio LGBT, è una manifestazione pubblica aperta a tutti (indipendentemente dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere) per celebrare l’accettazione sociale e l’auto-accettazione delle persone omosessuali, bisessuali, transgender, asessuali ed altri.
In una nota i portavoce di di Abruzzo Pride chiariscono: “Un inno al cambiamento sociale, promuovendo con determinazione l’agitazione incessante per i diritti della comunità LGBTQIA+, la pace e l’inclusività.
Questa espressione incarna l’impegno costante di spezzare le catene dell’ingiustizia e di costruire un futuro di libertà e accettazione per tutte le persone, indipendentemente dalla loro identità di genere o orientamento sessuale.
La nostra agitazione si intensifica in risposta a un governo che impone limiti all’autodeterminazione dei corpi, ostacola l’accesso all’aborto e costringe le persone a conformarsi a un canone patriarcale arcaico, che prevede solo la formazione di famiglie eterocisnormate. La nostra agitazione è alimentata dalla lotta per una genitorialità libera, affinché tutte le persone siano libere di costruire e definire la propria famiglia.
La nostra agitazione è per le persone trans nella realizzazione del loro percorso di affermazione di genere, in contrasto ad un governo che invece di facilitare e sostenere questo processo, crea ostacoli che mettono a dura prova salute mentale e benessere.
L’agitazione per la pace si fa cruciale poiché rifiutiamo categoricamente la perpetuazione di un sistema che stravolge la dignità e il diritto alla vita delle persone coinvolte nei conflitti. Ci opponiamo con forza a una realtà in cui le onde del mare portano con sé le tragiche conseguenze di azioni che mirano a cancellare intere comunità, minando le fondamenta della giustizia e dell’umanità.
La nostra agitazione è un grido che attraversa le frontiere, un richiamo urgente a porre fine a un’ingiustizia che continua a dilagare nella storia, mentre ci sforziamo con determinazione per un mondo dove la pace e i diritti umani prevalgono su ogni forma di oppressione.
La nostra agitazione si trasforma in un tumulto vibrante di fronte alle politiche che sistematicamente minano l’autonomia e la libertà delle persone nei loro percorsi personali e familiari. L’intensità della nostra agitazione per la pace non è solo una risposta a conflitti di serie A o B, ma è alimentata da una realtà ineludibile: il conflitto israelo-palestinese rappresenta un genocidio che si svolge sotto i nostri occhi, con una volontà deliberata di negare i diritti fondamentali alle persone innocenti. Non possiamo restare impassibili di fronte a una storia che si ripete, in cui si compie sistematicamente un genocidio contro un popolo, con violenza e privazione sistematica dei diritti umani.
Nella nostra agitazione poniamo la massima attenzione al concetto di cura.
Nel nostro essere transfemministe la cura ha una valenza rivoluzionaria che va oltre la sfera individuale: è un atto di amore, impegno e sostegno reciproco, fondamentale per sfidare le strutture di potere patriarcali e cisnormative.
La cura non è solo un’azione individualistica o limitata alla sfera familiare, ma si estende alla società nel suo complesso. Si trasforma in un atto di resistenza contro l’oppressione sia delle norme di genere che sistemica, riconoscendo e valorizzando il lavoro di cura, spesso svolto da donne e persone marginalizzate. Questo approccio trasgressivo spinge verso una visione più ampia della cura, che abbraccia la lotta contro le disuguaglianze sociali e la promozione della giustizia sociale.
La cura transfemminista si pone come uno strumento per destrutturare le gerarchie di genere, enfatizzando la solidarietà tra tutte le persone, indipendentemente dall’identità. Incoraggia la cura di sé come atto politico, sottolineando l’importanza di preservare il proprio benessere in una società che spesso impone standard inaccessibili e discriminanti.
Nella nostra agitazione, il nostro agire la cura in ottica transfemminista diventa una pratica intersezionale, politica e rivoluzionaria, orientata a creare una società più equa, inclusiva e rispettosa delle diverse identità.
La nostra è una responsabilità collettiva e politica. Affermiamo con forza che la “comunità” è il luogo in cui ogni individuo può esercitare protagonismo attivo nel prendersi cura di sé, delle altre persone, del territorio, dell’ambiente e della comunità stessa.
In questo modo “Agitate con cura” diventa un invito ad agire il cambiamento in maniera consapevole e responsabile, contribuendo alla costruzione di un mondo più giusto e inclusivo”, concludono.