Pescara. Importante assemblea sindacale regionale dell’Associazione Nazionale Dirigenti Pubblici e Alte Professionalità della Scuola questa mattina, martedì 22 maggio, all’istituto tecnico “Manthonè” di Pescara, in cui presidi e docenti hanno approfondito le questioni dibattute anche nell’ultimo Consiglio nazionale di aprile, relative alla stagnante situazione sia contrattuale che della scuola. In particolare, si è affrontata la questione della protesta in atto dei dirigenti scolastici che mira a facilitare il raggiungimento di precisi risultati: una retribuzione equa e condizioni di lavoro professionalmente adeguate al ruolo. Ben 3 mila dirigenti lo hanno chiesto con forza durante la manifestazione organizzata dall’Anp il 25 maggio 2017 a Roma.
“Oggi si riconosce che qualche varco è stato aperto nel percorso verso la perequazione retributiva, ma ancora nessun risultato concreto è stato raggiunto”, ha affermato il presidente nazionale Antonello Giannelli, “il cedolino dei dirigenti continua a segnalare l’iniqua differenziazione esistente, all’interno dell’area istruzione e ricerca, con gli altri colleghi, inoltre”, ha aggiunto Giannelli, “constatiamo che le condizioni di lavoro dei dirigenti delle scuole non sono migliorate nella misura da noi richiesta: l’amministrazione assicura a parole la volontà di snellire le procedure e di alleggerire i carichi di lavoro ma continua, di fatto, ad imporre vessazioni burocratiche che non migliorano la qualità del servizio e che sono inutilmente onerose per i dirigenti e le scuole. La procedura di valutazione dei dirigenti appare anche per l’anno in corso insensata e inefficace: non avrà alcuna connessione con la retribuzione di risultato e continua ad essere irragionevolmente complessa ed opaca. Questo, per noi, rende inaccettabile la compilazione del portfolio anche per il 2017/2018. L’Anp crede nella valutazione da sempre e pretende che l’Amministrazione non svenda questo prezioso strumento di riconoscimento professionale pur di assecondare quelle organizzazioni sindacali che sono solo interessate a scardinare le leggi, senza alcuna cura dell’interesse pubblico. Noi non accettiamo che simili accordi vanifichino le disposizioni legislative”. L’Assemblea regionale dei dirigenti scolastici dell’Anp Abruzzo ha confermato con forza lo stato di agitazione già proclamato e invita i colleghi mantenere vive le forme di protesta: ora più che mai è necessario garantire una pressione costante sull’Amministrazione. “Abbiamo appena iniziato la sessione negoziale per quello che è il primo contratto dell’area istruzione e ricerca. I dirigenti delle scuole, oggi, non sono più confinati nella gabbia di una malintesa specificità. Chiamiamo tutti i dirigenti, a prescindere dall’appartenenza sindacale, a protestare con noi e ad assumere comportamenti coerenti fino al raggiungimento degli obiettivi aderendo alle forme di protesta indicate: l’unione fa la forza!” La scuola, per la presidente dell’Anp Abruzzo Costanza Cavaliere, va “messa al centro di scelte ponderate e non di appartenenza partitica, costruttive e orientate secondo punti cardine già esistenti, risolutive di grosse questioni sospese (investimenti di qualità nei criteri e nelle procedure di reclutamento, formazione e valutazione del personale della scuola; nella sicurezza; nella gestione organizzativa a diversi livelli…), proiettive e orientate alla cittadinanza e alla mondializzazione. È ormai essenziale che si superi finalmente il tabù della fittizia uniformità professionale: è necessario ipotizzare ruoli diversi all’interno dell’organizzazione scolastica per i docenti e una riqualificazione continua degli operatori per far fronte ai continui cambiamenti, anche amministrativi e gestionali. Il successo formativo degli allievi si consegue attraverso le sinergie da attivare a diversi livelli: l’innovazione della didattica laboratoriale e della valutazione autentica, dalle pratiche alle tecnologie; una middle management di supporto all’attività gestionale dirigenziale e alla progettazione didattica; una task force amministrativa formata e competente. Non bastano più nel nostro Paese le dichiarazioni di intento e le norme che descrivono situazioni da realizzare: la scuola ha bisogno di ruoli e professioni da ridefinire in adeguati profili giuridici e contrattuali che ne sostanzino le nuove richieste di prestazione qualificate e riconoscibili sia all’interno che all’esterno del sistema dell’istruzione”.
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