L’Aquila. Mobilitazioni, raccolte di firme, addirittura online e sui social, proteste, riunioni di sindaci. Anche un ricorso al Tar presentato dal Comune di Avezzano nel 2014 insieme a tutti gli altri sindaci marsicani, a enti, associazioni e istituzioni. Tutto inutile. Le cose non sono cambiate né con il ricorso alla magistratura (il Tar respinse), né con qualche decina di migliaia di firme online. Tutto inutile, almeno fino a oggi, contro l’aumento delle tariffe autostradali. Adesso però spunta una nuova possibilità, una soluzione tutta politica che potrebbe favorire i pendolari abruzzesi. Non è chiaro in che termini e in che maniera, ma a parlare sulla questione Abruzzo è il ministro dei Trasporti Graziano Delrio che se da un lato alza anche lui le mani e scarica tutte le colpe sulla magistratura e sulla recente sentenza del Tar del Lazio, dall’altro annuncia una soluzione.
L’IMPEGNO. Il ministro parla specificatamente della situazione abruzzese e dell’A24. Delrio ha spiegato di stare valutando una soluzione per i pendolari abruzzesi: “è uno dei casi a cui teniamo di più e su cui lavoreremo. Vorrei che riuscissimo a trovare una soluzione per quella tratta autostradale molto delicata, anche perché impatta sull’ingresso nella capitale. Abbiamo cercato di bloccare l’aumento ma c’era una sentenza che ci obbligava dopo tre anni di tariffe congelate. Erano aumenti obbligati, ma abbiamo fatto di tutto per contenerli al massimo”. Per Delrio, quindi, i rincari dei pedaggi, in particolar modo per l’Abruzzo, sono stati imposti dalla magistratura.
IL PRIMO SBAGLIO. La prima autostrada italiana, la Milano–Laghi, inaugurata nel 1924, fu realizzata dalla società privata, dell’ingegner Piero Puricelli, che dell’infrastruttura era stato il promotore. Quando però, dopo qualche anno, il traffico si rivelò insufficiente, subentrò lo Stato, che se ne accollò la situazione debitoria. Ciò diventò un’abitudine e alla fine la situazione è quella attuale. La garanzia statale a vantaggio delle società è divenuta la normalità.
TASSE INVISIBILI. I sostegni dello Stato sono molto rilevanti dal punto di vista economico e finanziario ma nessuno li vede. Automobilisti e utenti non li percepiscono. Vedono però solo l’aumento delle tariffe, che sono una parte meno rilevante, ma più evidente e percepibile. Fino a quando la proprietà era stata dell’Iri gli aumenti erano stabiliti dal Cipe e rivisti al massimo ogni dieci anni (legge 498/92). Adesso sono stabiliti nel contratto di concessione e rivisti annualmente. I contratti sono poi poco trasparenti, spesso imperscrutabili. Le formule da un lato tengono conto dell’inflazione e dell’indice Nic, ma dall’altro ci sono coefficienti che dovrebbero essere a valutazioni di qualità del servizio ma che sono spesso più propriamente a copertura degli investimenti effettuati dai gestori. Due concetti che purtroppo spesso non coincidono. I parametri non sono discrezionali, ma lo sono i valori che a essi vengono assegnati.
LA SOLUZIONE. A questo punto l’unica soluzione minimamente percorribile, più che chiedere un improbabile ricalcolo degli aumenti, è quella di ottenere agevolazioni per i pendolari abruzzesi. Delrio, che è a fine mandato, manterrà la promessa?
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