Pescara. E’ stata stroncata dalla polizia di Pescara. Si tratta di un’organizzazione composta da persone di nazionalità albanese e romena, specializzata nello sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione nel capoluogo adriatico. Dall’alba gli agenti della Squadra Mobile, coordinati dal primo dirigente Pierfrancesco Muriana, in collaborazione con i colleghi delle Squadre Mobili di Teramo e Lucca, hanno dato esecuzione a undici misure cautelari restrittive (8 in carcere e 3 ai domiciliari), disposte dal Gip del Tribunale di Pescara Nicola Colantonio, su richiesta del Pm Gennaro Varone.
L’indagine, partita nel 2016 anche sulla base di segnalazioni di un comitato spontaneo di cittadini, è andata avanti grazie a intercettazioni telefoniche e servizi di personale in borghese, che hanno permesso di verificare e riscontare i fatti contestati agli indagati, e di mappare le postazioni di lavoro di prostitute già note perché sfruttate da persone coinvolte in indagini precedenti. Nel corso delle indagini è emerso che, nei luoghi dediti alla prostituzione, in particolare nella zona della stazione ferroviaria, esercitava una 35enne italiana risultata affetta da Hiv ed epatite C. Per questo, con il consenso dell’Autorità Giudiziaria che ha autorizzato la diffusione della notizia, la Polizia, per valutare un’eventuale condotta lesiva nella trasmissione di malattie, invita persone eventualmente a conoscenza dei fatti e in possesso di notizie utili a rivolgersi presso la Questura di Pescara. Alle 11 si terrà una conferenza stampa per illustrare le modalità dell’operazione.
ll Questore di Pescara Francesco Guglielmo Misiti, e il V.Q.A. Pierfrancesco Muriana illustrando l’operazione denominata “Mami”, contro il racket della prostituzione, che ha portato all’alba di oggi all’esecuzione di undici misure cautelari, hanno detto che “l’operazione è stata frutto di una capillare attività di controllo del territorio che ha prodotto gli effetti sperati, riuscendo così a sgominare una organizzazione, composta da cinque nuclei albanesi e romeni, che operava in alcune zone della città. Questo di oggi è un chiaro esempio hanno spiegato gli investigatori di una collaborazione fattiva e proficua tra comitati di cittadini e forze dell’ordine”. Secondo gli inquirenti il giro d’affari era di alcune centinaia di migliaia di euro. Una persona, indagata, destinataria di un mandato di arresto, risulta attualmente latitante in Romania. Fra le persone coinvolte nell’inchiesta figurano anche due italiani. Una prostituta, risultata affetta da HIV e Epatite C, risulta indagata a piede libero. L’associazione a delinquere è contestata ad un solo gruppo albanese, dei cinque totali.