Farindola. E’ solo alle 19.01 del 18 gennaio che la macchina dei soccorsi si rende conto che a Rigopiano è successo qualcosa di veramente serio. Lo si evince dai tabulati telefonici e dalle testimonianze rese in queste ore agli inquirenti. E’ infatti a quell’ora che Giampiero Parete, uno dei due sopravvissuti non coinvolti nella slavina, riesce a parlare per la seconda volta, la prima era stata alle 17.08, con il 118. La prima volta, infatti, era stato agganciato dal 118 di Chieti che aveva girato la chiamata ai colleghi di Pescara che a loro volta avevano segnalato la cosa in Prefettura.
Dopo la prima telefonata di Parete al 118 la Prefettura parte con le verifiche e cerca di ricontattare il cuoco ma non ci riesce, e a quel punto chiama il fisso dell’albergo che ovviamente non risponde perchè è sotto la valanga. Si cerca di allertare l’elicottero della Guardia Costiera, quello che poco prima era andato a effettuare un soccorso a Villa Celiera. Ma il maltempo imperversa e il mezzo non può rialzarsi. Sono le 17.40, quando la funzionaria della Prefettura, riesce a contattare il direttore dell’albergo Bruno Di Tommaso che ‘depista’ la sala operativa spiegando di aver ”chattato mò con l’albergo”, e che non gli risultava nulla di grave. Solo che quel ‘mò’ risale almeno a un ora prima ed è questo secondo gli inquirenti che ingenera il primo grave ‘equivoco’ della vicenda. Forse sono circa le 16.47, come da aggancio whatsapp del telefono del padrone dell’albergo. La sala operativa si convince che si tratta di un falso allarme. Alle 18.03 Parete riesce a mettersi in contatto con Marcella il quale chiama prima il 112 poi il 113, alle 18.08. Ennesima segnalazione in sala operativa, che bolla la cosa come ‘falso allarme’ per la seconda volta. E’ per questo che quando il datore di lavoro alle 18.20 richiama gli viene risposto che è già stato tutto verificato. Si dovrà attendere quindi la chiamata di Parete delle 19.01 perchè si capisca che qualcosa di serio è accaduto a Rigopiano, tra le 16.30 e le 16.48.
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