Farindola. “Sono uscito di casa a Farindola. Ho cercato qualcuno che mi potesse dare notizie. Nevicava tantissimo, c’erano già 60-70 cm di neve. Le strade erano quasi introvabili. Sono tornato a casa. Ho indossato un’ attrezzatura adatta. Ero un appassionato di montagna, non lo sono più da qualche giorno. Mi sono incamminato. Sono arrivato a 300 metri da casa ma non sono riuscito ad andare avanti. Un po’ mi sento in colpa ma era impossibile andare avanti. La viabilità era già ampiamente compromessa. La neve mi arrivava all’ombelico”. Questo il racconto di Massimiliano, il fratello di Alessandro Giancaterino, il dipendente dell’hotel Rigopiano, una delle prime due vittime recuperate dai resti dell’hotel il giorno successivo alla tragedia, in un’intervista all’Arena di Massimo Giletti su Rai1, appena avuta la segnalazione. Massimiliano afferma di aver perso la cognizione del tempo: “Penso intorno alle 19, alle 20”. Da lì in poi arrivavano notizie sempre più precise.
“All’ inizio ho pensato a qualche danno dovuto alla caduta della neve dal tetto dell’hotel. Poi ho pensato che i danni se ci fossero stati sarebbero stati a singole parti”. “Storicamente – aggiunge Massimiliano – quel posto non si era mai prestato a quel tipo di fenomeno. Mi parlano di una slavina molto a sud est”. E sul ritrovamento del fratello: “Ho sperato fino all’ultimo che non fosse lui. Mio fratello è stato trovato subito e presumo che al momento della slavina fosse già fuori”. “Riguardo alle responsabilità – conclude – mi interessano poco. La mia volontà è che vengano trovati tutti i dispersi”. La camera ardente di Alessandro Giancaterino è stata allestita nella sala consiliare del Comune di Farindola.
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