L’Aquila. A fine giornata, tanto per dividere in capitoli, il dramma che sta vivendo l’Abruzzo, il miracolo sembra compiuto. Sono dieci le persone tratte in salvo dai soccorritori sotto le macerie della valanga di Rigopiano insieme al corpo senza vita di due camerieri dell’hotel. Tutti salvi i quattro bambini rimasti intrappolati. Trovati morti invece padre e figlio nel teramano ed è stata fatale la slavina di Campotosto per il 72enne di Ortolano.
Con le pale e a mani nude per scavare, in una lotta contro il tempo, là dove un violento terremoto e una tormenta di neve di storica portata, hanno recato distruzione e morte.
Eventi della natura che la stessa natura ha voluto manifestare con tutta la sua forza, con tutta la sua violenza. Neve, tanta neve, in alcuni luoghi fino a 4 metri di altezza. E poi, la paura del terremoto, quasi 500 scosse in pochi giorni. Ancora, l’acqua che fa paura, con i fiumi che esondano e allagano strade, piazze, negozi e case. Questo il timore per le prossime ore legate al miglioramento delle condizioni meteo. Quindi la mancanza di servizi, di energia elettrica e la difficoltà a reperire uomini e mezzi per ripristinare chilometri di rete elettrica collassata a causa di neve e ghiaccio. Intere comunità isolate. Intere città. Da provincia a provincia, dal mare alla montagna. Lentamente la situazione va migliorando.
Una maledizione venuta chissà da dove, mandata chissà da chi. Una maledizione che non esiste. Sta accadendo in Abruzzo, ormai da giorni, nel cuore verde del Bel Paese, al centro dell’attenzione mediatica di tutto il mondo. Un cuore che batte, anche ora, che batte più forte, sempre più forte, adesso che arrivano notizie di vita dalle macerie di Rigopiano, ai piedi del Gran Sasso.
L’Abruzzo non si arrende, non si è mai arreso, mai nella sua storia, segnata da catastrofi naturali, mai in questi terribili giorni in cui tutto sembra maledizione, una maledizione che non esiste. L’Abruzzo cade e si rialza ma il cuore batte. L’arrivo dell’esercito aiuta ma non basta. Migliaia di uomini al lavoro.
Troppo facile il gioco della polemica, della strumentalizzazione, della ricerca del colpevole di turno al di là degli errori, che pure ci saranno stati nella gestione di un emergenza incredibile. Non è questo il momento, non ha senso urlare la colpa di chi? Occorre invece pensare a chi in questi terribili giorni sta facendo il possibile, al limite dell’impossibile, per salvare vite umane, per ripristinare i servizi mancanti, per liberare le strade, per assistere anziani e malati, per raggiungere luoghi isolati di una terra bella è difficile.
Montereale è il piccolo paese dell’aquilano, cuore del sisma, dove al limite sono le condizioni di sopravvivenza. Si reagisce, nonostante tutto. Rigopiano è l’hotel simbolo di questa tragedia dove storie di vita e di morte continuano a tenere col fiato sospeso, dove la rabbia e l’orgoglio si mescolano in un unico sentimento. Intanto ancora notizie di sopravvissuti.
L’Abruzzo cade e si rialza. Le notizie si susseguono, la gioia di vedere vite salvate è gigantesca e impagabile. Ancora un giorno, aspettando domani. @gianlucarubeo
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