Pescara. “La normativa a cui fare riferimento per la questione dei collaboratori del quotidiano, questione che sicuramente sta a cuore a questo sindacato, non è certo quella “sull’equo compenso” citata dal direttore Primo Di Nicola nel corso di una sua intervista in tv”. A sostenerlo è il Sindacato Giornalisti Abruzzesi che parla di “una legge inapplicabile per mancanza dei regolamenti attuativi e tra l’altro non votata dal sindacato che non l’ha mai condivisa, andando anche incontro alle critiche mosse da alcuni colleghi”. Nei giorni scorsi il direttore del quotidiano abruzzese, Primo Di Nicola, è intervenuto, nel corso di un’intervista, sui compensi elargiti ai collaboratori. E’ stata infatti avviata una vertenza dopo l’applicazione dell’equo compenso a tutti e 108 i collaboratori della testata.
L’equo compenso è un provvedimento nato nel 2014 con l’accolto chiuso tra Federazione italiana editori di giornali e Federazione nazionale stampa italiana che si traduce “in soldoni” in 20,80 euro per un articolo su un quotidiano; 6,25 euro per una segnalazione ad agenzie e web; 67 euro ad articolo per i periodici; 40 euro per le tv locali. Una legge bocciata però dal Consiglio di Stato nel 2016 e che ha dato ragione all’Ordine dei Giornalisti e al suo presidente Enzo Iacopino. La delibera, secondo i giudici, va riscritta e “dovrà garantire con il rispetto della dignità dei cronisti autonomi i principi consacrati nell’articolo 36 della Costituzione”. “In ogni caso”, affermano dal sindacato, “il contratto vigente fissa già i trattamenti economici per i collaboratori e i lavoratori autonomi”. Secondo quanto denunciato dai giornalisti, infatti, sarebbero stati aboliti tutti i contratti fissi, anche a collaboratori storici, e nel contratto sarebbe comparsa la voce dei 5 euro lordi ad articolo, mentre i pezzi sotto le 1.600 battute non sarebbero proprio stati contemplati nel tariffario.
Il sindacato interviene su tale situazione si dice “preoccupato”. “Abbiamo preso atto, non senza preoccupazione, del documento”, afferma l’Sga, “e se le cifre e le condizioni sono quelli che emergono ci troveremmo di fronte ad un pesante arretramento economico e professionale in un contesto, quello del lavoro autonomo, già fortemente deprivato di garanzie e tutele. Vogliamo credere”, prosegue la nota, “che una simile scelta sia il frutto di una mancata riflessione e riteniamo quanto mai utile e urgente l’apertura di un tavolo di confronto con la proprietà e con il direttore, con il pieno coinvolgimento del Cdr, come da nota peraltro già inviata ai diretti interessati”. @fededimarzio84