Pescara. Nella mattinata di ieri, primo dicembre, la Polizia di Stato ha dato esecuzione ad un decreto di perquisizione emesso dalla Procura della Repubblica del Tribunale dell’Aquila nei confronti di un 28enne residente ad Udine.
L’uomo, indagato dalla Procura Distrettuale per il reato di minaccia grave, aggravata dall’inoltro della stessa con scritto anonimo e dall’aver commesso il fatto con finalità di terrorismo, è ritenuto essere l’anonimo cibernauta che, nel maggio scorso, attraverso Instagram ha minacciato Bruno D’Alfonso, figlio dell’Appuntato dei Carabinieri Giovanni D’Alfonso, vittima del terrorismo, caduto il 5 giugno 1975 ad Arzello di Melazzo (AL) a seguito di un conflitto a fuoco con appartenenti alle Brigate Rosse, circostanza in cui morì anche Margherita Cagol, moglie di Renato Curcio.
Il D’Alfonso Bruno, nel navigare sul social, aveva cliccato su un link inoltratogli da uno sconosciuto, così collegandosi ad una fotografia del padre, l’Appuntato Giovanni D’Alfonso ritratto con la divisa da Carabiniere, con una X rossa sul volto e la frase “sei il prossimo”.
D’Alfonso, che pochi giorni prima aveva depositato presso la Questura di Pescara un esposto con cui aveva stigmatizzato l’esibizione, avvenuta anche in un locale di Pescara il 25 aprile, del gruppo musicale denominato “P38 La Gang” (i cui componenti sono stati recentemente perquisiti dalla Procura della Repubblica di Torino per istigazione ed apologia di reato, inneggiando il loro testi alle gesta delle Brigate Rosse), denunciava il fatto presso gli uffici della Digos del capoluogo adriatico.
Unitamente al Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica della Polizia Postale per l’Abruzzo, la Digos di Pescara procedeva ad approfonditi accertamenti, volti ad individuare l’utilizzatore del profilo Instagram da cui era partita la minaccia, risalendo così ad un giovane friulano, residente ad Udine.
L’autorità giudiziaria aquilana, ritenendo significativi gli elementi indiziari raccolti dalla polizia nei riguardi del predetto, emetteva un decreto di perquisizione, cui veniva data esecuzione la mattina di mercoledì 1 dicembre da agenti delle Digos di Pescara, Udine e Trieste e del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica della Polizia Postale per il Friuli Venezia Giulia, che passavano al setaccio alcune abitazioni, in uso all’indagato a Trieste e a Udine. Al predetto, che alla presenza del proprio avvocato ammetteva di essere l’autore del messaggio minatorio, venivano sequestrati alcuni smartphone e personal computer, sui quali verranno condotti gli opportuni accertamenti tecnici per verificare se siano stati utilizzati per inoltrare la minaccia via web.