Pescara. Sarà esposta per la prima volta sabato 12 novembre, nella Sala Flaiano dell’ex Aurum di Pescara, l’opera del pittore abruzzese Luigi Grandoni dedicata ad uno dei simboli più potenti della lotta del popolo iraniano contro ogni tipo di regime. Il dipinto resterà in mostra, fino al prossimo 21 novembre, nell’ambito della collettiva “Confronti d’Arte” curata da Roberta Papponetti.
In particolare l’opera di Grandoni è ispirata alla favola “Il Pesciolino Nero” dello scrittore iraniano Samad Behrangi. Intellettuale di simpatie socialiste, Behrangi morì nel 1968, in circostanze misteriose, pochi mesi dopo l’uscita del libro: aveva soltanto 29 anni e sono in molti a ritenere che la sua scomparsa sia da ricondurre al contenuto dell’opera. “Il Pesciolino Nero” non è infatti soltanto una favola per bambini, ma è unanimemente considerato un potentissimo inno alla libertà e una straordinaria metafora politica, tanto che il libro fu sottoposto a censura dall’opprimente regime dell’epoca.
Nell’opera di Behrangi la voce narrante – quella di un vecchio – racconta ai suoi 12.000 figli e nipoti il viaggio di un piccolo pesciolino nero, che rinuncia alla rassicurante protezione materna e abbandona le certezze del torrente nel quale è nato, per lanciarsi alla scoperta del mare. Agli occhi del pesciolino, man mano che avanza verso il mare, si rivela un mondo popolato da creature affascinanti, interessanti e sorprendenti. Un mondo che, al tempo stesso, si presenta irto di pericoli e denso di insidie, ma un mondo che, in ogni caso, valeva la pena conoscere e vivere. Proprio per questo il pesciolino nero finisce per diventare un esempio, duraturo ed immortale, per tutti i suoi simili.
Grandoni, attraverso il suo quadro, intende dunque rendere omaggio al coraggio e all’intuizione di un intellettuale che ha saputo indicare la strada verso la libertà, non soltanto al suo popolo, ma a più generazioni ad ogni latitudine del globo. Uno scrittore che, consapevole di lanciare una sfida potenzialmente letale al regime dello scià di Persia, non rinunciò a seguire la sua coscienza e pagò con la vita. L’eredità consegnataci dal suo esempio viene oggi idealmente raccolta dalle migliaia di donne e di uomini iraniani che, dopo la morte di Mahsa Amini, continuano a scenderein piazza per protestare contro un altro regime, altrettanto oppressivo, rischiando la vita.
Luigi Grandoni, nato a Pescara nel 1955 e da molti anni residente a Chieti, ha preso parte a varie mostre collettive, tra le quali la Triennale di Arti Figurative che si è tenuta nella Galleria Santa Maria dei Miracoli di Roma (2022), l’esposizione ospitata dalla manifestazione artistica Zoo Art ad Ortona (2019, 2020, 2021, 2022) e la mostra allestita nella sede della Camera di Commercio di Chieti (2020, 2021). La scorsa estate ha proposto la sua prima personale, a Vasto, nella Sala Mattioli di corso De Parma.
Nella mostra collettiva “Confronti d’Arte”, oltre all’opera dedicata al “Pesciolino Nero”, esporrà altri due quadri. Grandoni, attraverso i suoi dipinti, si interroga e ci interroga, con sguardo laterale e perennemente aperto al dubbio, sulle molteplici implicazioni di un’epoca sempre più complessa e inafferrabile: spazia dai temi dell’eterna ed irrisolta ricerca dell’origine umana alle tragedie collettive dei migranti in fuga, per arrivare agli imperscrutabili e labirintici percorsi della mente, agli eroici esempi dei popoli in lotta o alle caleidoscopiche visioni della realtà virtuale.