L’Aquila. “Più che ‘Valore Abruzzo’ credo si tratti di ‘Più Valore e meno Abruzzo’: in oltre tre anni di legislatura la Regione Abruzzo, quindi gli abruzzesi, hanno speso oltre 100mila euro per mantenere la commissione Immigrazione che si è riunita solo due volte, di cui una per la elezione del presidente, Antonio Di Gianvittorio. Eppure, il consigliere regionale di VA ha percepito regolarmente i circa 1800 euro mensili come indennità aggiuntiva al compenso generale, così come sono stati retribuiti i componenti della segretaria collegata alla Presidenza: Di Gianvittorio deve dimettersi, inaccettabile continuare così! Siamo al limite del danno erariale”.
A denunciare “una situazione incresciosa” è il coordinatore regionale abruzzese della Lega, il deputato aquilano Luigi D’Eramo, il quale chiede che “venga posta fine a questa vergogna” e che dopo oltre tre anni di consigliatura regionale “una commissione strategica per il Carroccio e per l’Abruzzo torni a funzionare”. L’esponente salviniano a capo di un partito che guida la maggioranza di centrodestra che amministra la Regione attacca a testa bassa Di Gianvittorio: “il consigliere di Valore Abruzzo ha percepito come somma aggiuntiva circa 54mila euro per un ruolo mai svolto! In pratica alla collettività le sole due sedute della commissione Immigrazione convocate sono costate 27mila euro l’una!!! E se andassimo a sommare il costo della segreteria, i cosiddetti porta borse, il costo raddoppia”.
“L’immigrazione è un tema importante rispetto al quale la Lega non farà un solo passo indietro – tuona ancora D’Eramo -. La commissione deve lavorare, audire, studiare flussi e numeri, mappare le criticità sul territorio regionale, organizzare sopralluoghi e proporre soluzioni. In tre anni nulla di tutto questo è accaduto. Il centrodestra non può accettare questa realtà, questa mia presa di posizione deve far riflettere la coalizione ad adottare decisioni drastiche visto che Di Gianvittorio, ed i suoi due colleghi Angelosante e Marcovecchio, dicono di far parte della coalizione di governo – conclude D’Eramo.