Pescara. Ha inviato un certificato medico e non si è presentato in aula, davanti al tribunale collegiale di Pescara, Giuseppe Cantagallo, il supertestimone del processo Mare-Monti, procedimento che è frutto dell’inchiesta del 2008 sulla mancata realizzazione della variante di 12 chilometri nel comune di Penne (Pescara). Tra gli imputati, inizialmente, figuravano il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso e gli imprenditori Carlo, Alfonso e Paolo Toto. Dopo l’intervenuta prescrizione, sono rimasti in piedi solo gli illeciti amministrativi, che chiamano in causa le imprese gestite dal gruppo Toto e da Carlo Strassil. I legali di D’Alfonso, in seguito alla sentenza del 24 aprile del 2017, hanno presentato appello contro la prescrizione, con l’obiettivo di ottenere un giudizio di assoluzione nel merito.
Sempre D’Alfonso ha denunciato un tentativo di estorsione, che si sarebbe consumato ai suoi danni, attraverso una e-mail inviatagli da
Cantagallo il 16 novembre scorso. Per questa vicenda Cantagallo ha ricevuto un avviso di garanzia con l’ accusa di tentata estorsione. L’udienza di questa mattina si è aperta con il rigetto, da parte del presidente del Tribunale collegiale Rossana Villani, della questione di legittimità costituzionale sollevata dai legali delle difese che, sulla base di varie argomentazioni di natura giuridica, chiedevano l’estinzione del procedimento relativo all’accertamento degli illeciti amministrativi. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 24 settembre, quando saranno ascoltati gli ultimi cinque testimoni dell’accusa.