Pescara. L’evacuazione dell’hotel Rigopiano “avrebbe dovuto avvenire gia’ dal primo pomeriggio del 16 gennaio 2017”. E’ uno dei passaggi della consulenza tecnica dei periti Bernardino Chiaia, Igor Chiambretti e Barbara Frigo, incaricati dalla procura di Pescara nell’ambito dell’inchiesta sulla tragedia dell’Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara). “L’evento meteorologico di precipitazione nevosa – scrivono i consulenti – non poteva essere evitato ne’ mitigato dall’uomo. Viceversa, la mitigazione tempestiva e indiretta delle sue conseguenze lesive e quindi del rischio neve e del collegato rischio valanghe, si sarebbe potuta (e dovuta) attuare con la sospensione temporanea dell’esercizio dell’hotel Rigopiano e la tempestiva evacuazione delle persone presenti ben prima che i quantitativi di neve al suolo rendessero ingestibile la percorribilita’ della strada provinciale”. “Gli eventi di precipitazione nevosa occorsi nelle prime due decadi del gennaio 2017”, scrivono, inoltre, i tre consulenti del pm, “pur rientrando nel novero degli eventi di precipitazione intensa e, in qualche misura eccezionali sulla base dei quantitativi cumulati settimanali, sono stati tutt’altro che infrequenti negli anni dopo il 2000. Questo ne evidenzia la prevedibilita’ oggettiva e anche soggettiva per i soggetti preposti all’emergenza meteo e allo sgombero delle strade”. Secondo i consulenti, il sito era a forte rischio valanghe. Cosi’ i tre tecnici lo descrivono con linguaggio tecnico: “Il bacino valanghivo al termine del quale era ubicato l’hotel Rigopiano dimostra di avere tutte le caratteristiche morfologiche, morfometriche, vegetazionali e nivologiche per poterlo catalogare quale un sito valanghivo soggetto a fenomeni di magnitudo anche elevata con tempi di ritorno estremamente variabili (indicativamente da 7 a 12 anni per gli eventi di media magnitudo e da 36 a 72 anni per gli eventi di magnitudo estrema)”.