Bussi. “Una finestra temporale, presumibile, dal 1995 al 2014; incrocio dei dati dell’elenco delle utenze che hanno usato l’acqua proveniente dai pozzi dell’area di Bussi (Pescara) con degli indicatori di salute su ricoveri ospedalieri e cause mortalità registrati in regione, per avere una misura della possibile maggiore diffusione di malattie legate al consumo dell’acqua e capire se esiste un nesso tra le due circostanze”. È l’approccio indicato dal direttore di Epidemiologia ambientale dell’Istituto superiore della Sanità, Pietro Comba, per l’indagine epidemiologica voluta dalla Direzione generale della Regione Abruzzo in seguito all’ inquinamento del sito di Bussi per la cosiddetta megadiscarica dei veleni della Montedison scoperta nel 2007. A Pescara, il direttore generale della Regione, Cristina Gerardis, ha riunito quelli che saranno gli attori principali chiamati a lavorare all’indagine: Iss, Agenzia regionale della Sanità, Asl, Zooprofilattico e Arta.
Verranno creati due tavoli operativi che alla fine incroceranno i dati raccolti. “Sappiamo benissimo di intraprendere un cammino che non sarà agevole ha detto il direttore generale della Regione Abruzzo Cristina Gerardis, avvocato dello stato nel processo sull’inquinamento del sito di Bussi sul Tirino (Pescara) , ma mi sembra che sia forte anche la volontà politica di capire quanto ha inciso sulle nostre vite la vicenda dell’inquinamento dell’area industriale di Bussi. Mi sembra che questa sia l’unica strada percorribile in grado di dare risposte ai cittadini sullo stato della salute pubblica”. “La presenza dell’Istituto superiore della Sanità nella figura del direttore del reparto di Epidemiologia ambientale Pietro Comba ha aggiunto il direttore generale è la conferma che vogliamo portare avanti un discorso serio dal punto di vista scientifico per dare risposte certe e autorevoli ai cittadini abruzzesi, chiaramente frastornati per non dire impauriti dopo i fatti emersi nella vicenda della discarica di Bussi”. Il prossimo incontro è stato fissato in aprile. La mega discarica fu scoperta nel 2007: circa 185 mila metri cubi di sostanze tossiche e pericolose in un’area di 4 ettari nei pressi del polo chimico di Bussi.